”Jurassic Park uscì nelle sale due mesi dopo la fondazione di Nvidia. Per la prima volta, un film integrava in modo convincente immagini generate al computer e riprese dal vivo. La potenza di calcolo era colossale: per realizzare un’inquadratura di tre secondi in cui un tirannosauro sfondava un tronco, gli animatori avevano impiegato dieci mesi di lavoro. In confronto l’output del chip NVI di Nvidia sarebbe apparso rudimentale, anche se la differenza sarebbe stata più in termini di livello che di tipologia”.
Sto rileggendo La macchina pensante, il libro di Stephen Witt su NVIDIA e sul suo fondatore Jensen Huang. Non sempre le storie aziendali mi fanno battere il cuore, ma questa mi intriga da matti, come quando ho letto per la prima volta il ”proposal”, e abbiamo deciso di getto di comprare i diritti per Roi Edizioni un anno e mezzo fa, grazie a una segnalazione di Erica Berla. Non solo per l’enorme fascino della storia, che narra la straordinaria ascesa di un’azienda visionaria, fondata in un fast food crivellato di proiettili e diventata l’azienda più capitalizzata al mondo, creatrice dei computer più potenti del pianeta e guidata da un leader atipico nel suo ingegneristico pragmatismo, immigrato bambino da Taiwan e diventato uno dei più grandi capi d’azienda al mondo. Ma anche per la bravura del narratore, Stephen Witt, giornalista e scrittore, non a caso pluricandidato ai maggiori premi di saggistica d’inchiesta, che ha dedicato mesi a parlare con Huang e con tutti i suoi collaboratori e stakeholder, e ha ricostruito un mondo.
Il mondo di Nvidia.
Quella frase mi ha fatto ripensare a quando, trentenne, ho letto per la prima volta Jurassic Park, chiuso in casa, cominciando la notte e finendo il pomeriggio del giorno dopo, senza quasi mai dormire, in piena trance science-fi. E a quando ho visto per la prima volta il film, quelle scene pazzesche all’epoca, inchiodato alla poltrona del cinema, per la prima volta dinosauri così perfettamente (e paurosamente) animati sullo schermo.
Non so quanto ci voglia oggi per realizzare scene simili, forse dieci minuti (forse dieci secondi?). Certo, la storia delle aziende e degli uomini che hanno reso possibile lo straordinario sviluppo della tecnologia in cui siamo immersi è, in qualche modo, parte delle nostre vite. ”Il CEO medio”, dice uno dei protagonisti intervistati da Witt nel libro (ottimamente tradotto in italiano da Valentina Muccichini), ”cerca di ascoltare i clienti, ma nel campo dell’informatica questo è un grosso errore, perché i clienti non sanno cosa sia possibile. Non sanno cosa si può fare!”
Sapere cosa si può fare. Competenza, visione, futuro. Oggi, il nuovo mondo dell’intelligenza artificiale che si è aperto. ”Fin dall’inizio, Jensen [Huang] era un ingegnere di fama mondiale capace di vedere ciò che era possibile.”